Tuesday, December 16, 2008

Africa News Today - LE ELEZIONI REGIONALI Abruzzo al Pdl, crolla l'affluenza Di Pietro mette nei guai Veltroni


Il neo governatore abruzzese Gianni Chiodi
Pd al 20 per cento, boom dell'Idv.
Gli astenuto sono il primo partito
ROMA
Gianni Chiodi è stato eletto presidente della Regione Abruzzo con il 48,81% dei voti. Il principale sfidante, Carlo Costantini, sostenuto da Pd e Idv, ha ottenuto il 42,67% dei voti. Per quanto riguarda gli altri candidati, Rodolfo De Laurentiis (Udc-Udeur) ha ottenuto il 5,38%, Teodoro Buontempo (Destra) l'1,90%, Ilaria Del Biondo (Partito comunista dei lavoratori) lo 0,76%, Angelo Di Prospero (Per il bene comune) lo 0,46%.

La tornata elettorale è stata caratterizzata da un elevato assenteismo: ha votato la metà degli aventi diritto, il 52,98 per cento, con un calo di 16 punti percentuali rispetto alle regionali del 2005 e di 28 punti sulle politiche (80,95%). Dati che Walter Veltroni, leader del Pd, giudica «impressionanti». I risultati elettorali confermano la forza del Pdl (intorno al 36-37 per cento, dopo il 38,2% delle politiche), la crescita vertiginosa dell'Idv (14,4%, ben dieci punti percentuali sulle politiche), e il crollo del Pd (20-21% dopo il 33,7% "politico". Oltre a questi tre partiti entreranno in Consiglio "Rialzati Abruzzo" (7,5%), collegata al centrodestra, l'Udc-Udeur (è 5,2%) e Prc (3%). Resta fuori La Destra di Storace e Buontempo.

La maggioranza canta vittoria. Per il vicepresidente dei deputati del Pdl, Italo Bocchino, il voto in Abruzzo «prova la bontà dell'azione governativa e la tendenza suicida del Partito democratico, che avendo consegnato la guida e la linea dell'opposizione a Di Pietro rischia di crollare irrimediabilmente nei consensi». Nel Pd, infatti, il voto abruzzese riapre la riflessione sull'alleanza con l'Idv e per primo lo fa Marco Follini che evidenzia il «costo politico» del legame con Di Pietro. Mentre il coordinatore organizzativo del Partito democratico, Beppe Fioroni, nel sottolineare che «va fatta un riflessione profonda» sull'astensionismo, si rammarica per il mancato suggello di un accordo elettorale con l'Udc che avrebbe portato il centrosinistra alla vittoria.

Il leader centrista, Pier Ferdinando Casini, non mostra tuttavia rimpianti, anzi interpreta il crollo dell'affluenza come un segno di protesta contro il bipartitismo. Di Pietro, infine, guarda al risultato di Idv: «Abbiamo moltiplicato per 5 i nostri voti [rispetto alle scorse Regionali, ndr.]». Avviato verso la sconfitta il candidato del centrosinistra, Carlo Costantini, sottolinea comunque il buon risultato ottenuto rispetto alle condizioni di partenza e gli attacchi arrivati dal presidente dimissionario Ottaviano del Turco: «Il recupero della coalizione di centrosinistra rispetto alla condizione preoccupante esistente all'inizio della campagna elettorale è stato significativo e di grandi proporzioni». Secondo D'Alema l'astensionismo non è un problema solo del centrosinistra: «Quando la metà dei cittadini non va a votare, è un problema che riguarda tutti».

Di Pietro coglie l'occasione per lanciare frecciate a Veltroni: «I partiti che non sono nè carne nè pesce, che parlano di riunioni e dicono "ma ancha", che non sanno decidere, sono stati puniti». I democratici si leccano le ferite e all'orizzonte si profila un vero e proprio scontro sulle alleanze. Per Nicola Latorre la questione del voto abruzzese e quello che ne consegue, va portata alla prossima direzione del Pd dove servirà una «riflessione collettiva». «A me non preoccupa la crescita di Di Pietro - ragiona l'esponente dalemiano -, preoccupa il calo del Pd. Ragioniamo sul fatto che Di Pietro stia erodendo elettorato più a noi che ai nostri avversari». Arturo Parisi carica a testa bassa contro Veltroni: «Spero veramente che Walter rinsavisca, che legga finalmente il filo che lega i messaggi ripetuti che ci vengono dagli elettori a partire dal voto di aprile» perchè «l'illusione della corsa solitaria è finita».

Anche l'ex-centrista Marco Follini coglie l'esito del voto in Abruzzo per tornare a sostenere la necessità di ripensare l'alleanza con Di Pietro e denuncia «il costo politico dell'alleanza con l'Idv». Il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, rispolvera la questione morale: «In Abruzzo governava la sinistra, ma ha dovuto lasciare la guida della regione travolta dalla questione morale. Ora gli elettori stanno presentando il conto a Veltroni e alleati con una cocente sconfitta che si delinea chiaramente con la netta affermazione del centrodestra e del Pdl. La sinistra prenda atto del suo ennesimo fallimento politico e morale», dice Gasparri. Mentre il vicepresidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, invita il Pd a non utilizzare l'astensionismo come una "foglia di fico" «per coprire la vergogna di una sonante sconfitta».

Nella tarda serata di ieri sono arrivate anche le reazioni di Berlusconi e Veltroni. Il segretario del Pd (che era il primo a non credere che la rimonta in Abruzzo fosse possibile), davanti alle cifre «impressionanti» non nasconde il «malessere» emerso verso il Pd: «Noi dobbiamo saper fare di più per la moralizzazione della vita pubblica. Io preferisco pagare un prezzo elettorale subito che compromettere la costruzione di un partito riformista necessario al Paese». Ben diversa la lettura del voto abruzzese che Silvio Berlusconi ha consegnato ai dirigenti azzurri: «È la conseguenza di chi ha regalato le chiavi del partito nelle mani di Di Pietro», avrebbe detto il premier al suo staff. Le urne hanno dimostrato - secondo il premier - che il Partito democratico è ridotto ai minimi termini. Da qui l'ulteriore convinzione che «non è possibile dialogare» con chi persegue la politica dell'ex pm di Mani Pulite.

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