Il piombo fuso per il petrolio
L’intervento occidentale in Libia segna l’inizio di una nuova epoca nei rapporti internazionali: l’uso spudorato della forza ovunque si profilano interessi energetici per le varie multinazionali che si alimentano di “sangue” dei popoli sotto dittature, o regimi non conniventi con l’Occidente. Tutto ciò avviene con il consueto beneplacito dell’ONU, che non è altro che l’espressione del potere economico e militare dei vincitori della II guerra mondiale. Per dirla: “abbiamo vinto la guerra mondiale, adesso governiamo il mondo come ci pare e come ci piace”. Da queste considerano troviamo alcune domande giuste da farsi: Fin quando durerà questa situazione? Quante guerre “umanitarie” vedremo ancora? Fin dove i nuovi poteri forti del mondo supporteranno l’Occidente? Perché la Cina, uno dei maggiori investitori in Libia non ha alzato la voce? Perché i paesi africani stanno tutti zitti? Quali sono le vere ragioni della guerra in Libia? Chi controlla la Corte penale internazionale? I soldi delle guerre perché non vengono investiti nei paesi poveri? Quanto contano i poteri forti occidentali (multinazionali, mafie, massonerie varie) nelle decisioni di guerre?
Dopo la guerra fredda tutti si aspettavano un mondo più pacifico perché sotto la “Pax Americana”, il vincitore della guerra fredda, ma così non è stato. L’America si è rivelata incapace di governare un mondo senza padroni, senza l’equilibrio del terrore. Un mondo dove crescono a dismisura varie bande dedicate alla vendita di armi e di “morte” ovunque si vuole. Nel giro di pochi anni abbiamo assistito guerre etniche senza precedenti, come è stata quella del Ruanda e poi quella dei Balcani. Sulla stessa scia, ma senza cause di divergenze etniche, l’Angola ha vissuto alcuni dei suoi peggiori anni con una guerra civile estesa in tutti gli angoli del paese, eventi che non avrebbero successo se non fosse caduto il muro di Berlino ed imploso l’Impero russo.
A ragion veduta, il caos nella relazione tra i paesi è frutto dell’assenza di un equilibrio che limita lo strapotere di alcuni sugli altri. Molte iniziative guerrafondaie che oggi vediamo non avrebbero luogo se ci fosse ancora l’equilibrio sopracitato. La mia non è una difesa della causa russa, ma sì un’analisi della realtà attuale dove vige la legge del più forte, il più forte comunque.
Non rimpiangiamo quella pace/armata ossia l’equilibrio del terrore, considerando che il contenimento delle due super-potenze era determinato da una possibile guerra atomica che avrebbe spazzato via tutto ciò che conosciamo di normale in questo mondo. Ma bisogna pur sottolineare quanto quell’equilibrio aiutò a lungo il mantenimento di un certo rispetto tra le nazioni. Nessuno decideva di bombardare un paese per libera iniziativa, così come, anche in presenza di un mandato ONU, l’azione era dosata secondo il leader della zona d’influenza. Così per più di cinquant’anni l’America e la Russia hanno mantenuto la “Pax nucleare”. Ma che pace…
Stiamo vivendo una situazione molto critica perché il mondo è cambiato ma gli l’Occidente continuare ad agire indisturbato come se nulla fosse successo. L’America/l’Occidente, come abbiamo appeno sottolineato, ha avuto la sua opportunità di guidare il mondo come unica super-potenza, ma i risultati sono stati catastrofici: incremento delle guerre di stampo etnico (dividere per meglio regnare), incremento del traffico di armi e di droga, interventi militari arbitrari ovunque si profilavano guadagni, apertura di nuove basi militari a bene o male, etc. Per meglio sfruttare il proprio potere, l’Occidente ha accelerato i processi di globalizzazione, un meccanismo che ha permesso alle multinazionali di meglio sfruttare la mano d’opera quasi gratuita e le risorse naturali di molti paesi poveri. Questo processo ha portato molti paesi alla banca rotta così come ha aumentato le disuguaglianze in tutte le parti del mondo, compreso in Occidente. L’economia ha preso in mano la politica ed ogni iniziativa internazionale cominciò ad essere improntata secondo quanto si guadagnava.
Così, i suddetti processi di globalizzazione (conseguenza positiva) hanno contribuito anche alla nascita di nuovi soggetti internazionali, nuovi centri di potere, portando il mondo ad una situazione di è multipolarità, ma purtroppo l’Occidente continua ad agire come se niente fosse cambiato. Nel nuovo panorama mondiale ci sono i BRIC: c’è la Cina, che da sola produce beni per quasi tutto il mondo, c’è l’India, c’è il Brasile e c’è la vecchia Russia, che stenta a camminare, ma continua un paese importante nello scenario internazionale visto che ha in suo possesso una quantità enorme di bombe atomiche sufficienti per distruggere la metà del pianeta. Ci auguriamo che presto le potenze tornino a parlarsi ed imporre maggiore serietà nei rapporti internazionali, con la conseguenza di maggiore attenzione ai veri interessi di ogni popolo: vera democrazia, benessere sostenibile ed vita lunga e felice.
L’intervento militare dell’Occidente in Libia ha trasformato l’essenza dei BRIC da entità economica ad alternativa politica dell’occidente. Il cambiamento è avvenuto in sede ONU, nell’ambito del Consiglio di Sicurezza, dove i BRIC si sono astenuti di votare la risoluzione presentata dalla Francia chiedendo l’intervento militare in Libia. I quattro hanno presentato le proprie perplessità e chiesto all’ONU perché l’intervento dell’Occidente non si trasformi in opportunità di depredazione delle risorse petrolifere libiche, nonché l’eliminazione fisica di Gheddafi. Guarda caso è proprio questo l’intento dell’intervento.
Di Barack Obama non spendo più di due righe: ha deluso. Si è lasciato intimidire dalla Multinazionali e dei poteri forti. si è bruciato prima di cominciare.
Uno dei grandi assenti in questa guerra, se non il principale, è l’Unione africana. Quest’ultima, super dipendente dai soldi del governo di Gheddafi per gli assunti africani – Cfr. finanziamenti per le truppe dell’UA in Somalia e in Sudan -, non riesci ad imporre una propria linea (cessate il fuoco e negoziazione). Da una parte molti paesi africani continuano a dipendere vergognosamente da Parigi, e dell’altra molti governi sono costituiti da uomini incapaci di distinguere gli assunti interni di ogni paesi, quelli regionali e quelli internazionali. Insieme all’ONU, anche l’Unione africana ha bisogno di ripensare il proprio futuro.
Per Kingamba Mwenho
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